lunedì
4 aprile 2016
Tenuto
conto dei suoi rapporti in gioventù con Gianni Baget Bozzo e Ettore
Masina é stata svolta qualche ricerca per ricavarne ulteriori
informazioni e trarne qualche altro dato da aggiungere al tentativo di profilo.
Giovanni
Battista Baget Bozzo, detto Gianni (Savona 8 marzo 1925- Genova 8 maggio 2009),
amico del Pirola e da lui apprezzato per la sua oratoria e la sua scrittura
all’inizio degli anni Cinquanta negli incontri al Licinium di Erba, a Milano e
a Genova.
Inizia
con la Democrazia cristiana di Giuseppe Dossetti, genovese, fin che questi si
ritira a vita religiosa.
Nel
1967, a 42 anni, viene ordinato sacerdote. Negli anni '70 abbandona la DC, si
avvicina ai radicali per approdare alla fine nella cerchia del leader
socialista Bettino Craxi che lo porterà al Parlamento europeo. E' il 1984: la
Chiesa lo sospende un anno a divinis per aver violato la regola che proibisce
ai religiosi cattolici di assumere cariche politiche senza aver ricevuto
l'autorizzazione.
Sarà
in seguito consigliere di Berlusconi.
Ettore
Masina, coetaneo del Pirola, inizia, invece, l'attività giornalistica nel 1952 a L’Italia,
quotidiano della Curia milanese, passando dopo poco al Giorno. Si trasferisce nel
1964 a Roma per il suo rapporto con papa Montini.
Nel
1983 lascia Roma per la
politica. Viene eletto deputato della Sinistra
Indipendente nelle liste del Partito
Comunista Italiano, per più mandati fino al 1992. Dopo lo
scioglimento del PCI,
è stato membro della direzione del PDS.
Floriano
Pirola, al contrario, lascia politica e giornalismo, che praticò con Boris
Brusa al Cittadino di Monza, al Popolo lombardo con Italo Uggeri e a L’Italia
con Natal Mario Lugaro, per la pubblicistica e poi la
storia. Divenendo un ricercatore di storia
medievale e moderna. Nella sua formazione culturale, fin dall’adolescenza, fece
sua la formula lealtà e verità - mutuata da personaggi della Gerusalemme
Liberata del Tasso?- la quale nella vita di ogni tempo con difficoltà regge se
si scontra con ipocrisia, menzogna e…il caso. Se, poi, si capita nel momento
sbagliato fra le maglie del potere…
La
storia del vincitore dice sempre la sua verità; quella che verrà scritta
domani, forse dirà come realmente è andata anche se qualche immagine sarà
magari scomparsa o sfocata.
Certo
che chi ne è rimasto coinvolto, non per paura della verità, che implicherebbe
un’ esatta valutazione e seria riflessione su una situazione reale, di cui,
invece, non è stato per nulla parte in causa e non sapeva nulla, incomincia a
muoversi su una vera sottile lastra di ghiaccio. “La verità meritò l'odio e avendo meritato l'odio egli
giunse alla passione e al premio. Questi sono i frutti del mondo futuro.”
Scrisse Agostino d’Ippona a proposito del martirio di Giovanni Battista che
precedette la venuta di Cristo. Ma almeno Giovanni qualcosa aveva visto e detto.
Una
persona, insomma, il Pirola, che se anche può sembrare quasi un integralista
alla ricerca del vero, che si sforza di dare il giusto valore alle cose, con
una vita movimentata, sì, ma pure tribolata (iniziando a scivolare sul
ghiaccio…), il quale era giunto, già negli anni settanta dello scorso secolo,
alla conclusione che compare in una lettera a un insegnante e dirigente di un’
Organizzazione internazionale per la gioventù, mentre era ospite nel Somerset
di una famiglia, Drake o di Mrs. Moore, amica di sua moglie:
“La
verità è un miraggio, in un deserto attraversato nei secoli da bande di predoni
di ogni sorta, di masse deliranti e di turbe salmodianti.”
Ma
che cos’è, dunque, la verità?
Tempo
salva Verità da Invidia e Falsità (François Lemoyne,1737).
Con
il termine verità si indica il senso di accordo o di coerenza con un dato o una
realtà oggettiva, o la proprietà di ciò che esiste in senso assoluto e non può
essere falso.
E
come il Pirola ha elencato nella sua “Storia e storiografia” definizioni e interpretazioni
delle medesime, altrettanto anche da altri per la Verità si è fatto: "Nel
tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario" ed
altri: “La
parola veridica non è una grandezza costante in sé: è vivente come la vita
stessa. Quando essa si distacca dalla vita e dal rapporto concreto con il
prossimo, quando qualcuno "dice la verità" senza tener conto della
persona a cui parla, c'è l'apparenza ma non la sostanza della verità”. Mentre “Hannah Arendt distingue "verità di fatto" e
"verità razionale" anche per accentuare la politicità della prima a
fronte dell'impolicità della seconda, che è la verità perseguita dai filosofi
nella solitudine della riflessione.”
E per finire Bertolt Brecht, drammaturgo tedesco “Scritti sulla
letteratura e sull’arte, Einaudi, 1973 - Arte e politica (1934-1938)
scriveva: “Chi ai nostri giorni voglia
combattere la menzogna e l'ignoranza e scrivere la verità, deve superare almeno
cinque difficoltà”, e dopo molte pagine conclude “E per quinta cosa
dobbiamo procedere con astuzia. E queste cinque difficoltà dobbiamo
risolverle tutte contemporaneamente…”.
Si
era alla vigilia della seconda guerra mondiale, e se, in questa nuova crisi
mondiale, quello che si legge non ha perduto del tutto la sua attualità. Non
é questa, comunque, la sede per
approfondire il discorso.
Ovviamente
già dai trent’anni il Pirola aveva salito altre rampe di scale creando un suo
osservatorio. Come e quando, c'é chi dice al 1943, purtroppo, abbia salito quali rampe di scale non ci
é stato ancora possibile accertare. Ci si dovrà limitare, dunque, a quello che finora si é
riusciti a raccogliere.
Già
prima che finisse le scuole elementari, fascismo
imperante, dovette intervenire la madre presso l’insegnante per far modificare
il suo giudizio: si era permesso di criticare il balilla genovese....Al liceo in un tema su Enea il giudizio fu: scrittura da 8, non accettabili le considerazioni al di sopra degli studi liceali.
Nel
1944 la famiglia deve ospitare un maggiore del ministero della guerra della
RSI. Nell’aprile 1945 finisce la guerra e durante l’inverno una banda d’
individui, non bene identificati, avvelena il loro cane pastore tedesco.
Fallisce, però, il loro tentativo di entrare per rapinare un ipotetico tesoro
nella casa; ma continuano per molte notti a girare attorno alla villetta. Raffiche
di mitra di giorno; i carabinieri della zona sono ancora pochi, mentre armi e
sbandati sono molti. Trascorre dal 1946 al 1950 tra lo studio; la
Legione territoriale dei Carabinieri al comando del colonello Santoro; l’USIS Mr. Conley, le sedi dei partiti,
dei movimenti come L’Uomo Qualunque, MSI avv. Sargenti e allarga le sue conoscenze. Agli inizi
degli anni Cinquanta passa da Roma alla Sicilia, alla Campania: nascono le
prime frizioni, avversari …e il decennio si conclude con un colpo alla testa: conclusione di una promessa degli ultimi anni Quaranta?. Un’esperienza non indifferente, e non legata alla politica, ma agli strascichi della guerra che, però, fu,
invece, il primo passo per il suo allontanarsi dalla politica e… da altri
ambienti.
Riletto,
naturalmente, anche quanto già scritto, la nascita e gli sviluppi della sua
Storia locale, i ricordi del suo compagno di scuola si é cercato attraverso
un'analisi delle fonti che li testimoniano di pervenire ad una interpretazione
dei testi in oggetto che sia la più corretta possibile. Senza per questo
attenersi, come si dovrebbe, alle consuete metodologie d’indagine.
Sì,
egli ha dedicato gran parte del suo tempo alla ricerca della verità in archivi
di Stato e privati e nella vita quotidiana. Verità delle quali pochi si preoccupano
considerandole l’araba fenice: che vi sia ognun lo dice, ma… dove sia
nessun lo sa. Incominciando da quella storica. Quanti sono, infatti,
coloro che si chiedono, ad esempio, che
cos’è, la verita storica?...E a quanti importa di sapere che essa sta dalla
parte del vincitore; di chi ha vinto ed è in grado d’imporre la sua legge, la
sua volontà? Che il vinto, poi, abbia sempre torto perché quasi mai può
parlare…. Così la verità vera, il più delle volte, resta tutta da scoprire.
E
lui ha speso buona parte del suo tempo alla ricerca di questo…partendo dalla
storia locale. Nella speranza che altri seguano il suo tracciato e completino
il suo lavoro. Tentando in altri scritti qualche altra indicazione.
La
critica storica ha fatto crollare vecchi miti? E’ vero; ma ne ha creati di
nuovi. Questa, però, è la storia, che, mentre è in atto, è politica. Ne
consegue che la politica di oggi è la storia di domani: re, presidente della
repubblica, papa o chi altro prenda il potere non dice mai in che modo realmente
l’ha ottenuto. E la sua politica diventa propaganda e questa sarà la verità come si legge in suoi appunti raccolti nel corso dei suoi incontri. Che la filosofia politica abbia cercato pure di mettere in
evidenza il rapporto tra verità e menzogna é materia di altri studiosi. Difatti
che si sia preso posizione pro e contro la dissimulazione in politica a quale
conclusione pratica si è giunti? Che Macchiavelli abbia sostenuto che l’uso
della menzogna per il mantenimento del potere in politica sia inevitabile e in
seguito Kant che la verità è un dovere per il singolo e per la comunità appare
in bell’evidenza nei loro scritti. Coloro che stanno nel vortice del quotidiano
non hanno mai sentito neppure parlare di ciò, ma soltanto di quello che
diffondono i mezzi di comunicazione in una forma o nell’altra legati al potere
che li aiutano, anche in tal modo, a evadere dalla realtà in incessante
trasformazione e che spesso li opprime.
E
nessuno si domanda perchè si continua a ripetere: chi non sa dissimulare, non
sa governare. Anzi, quel che si sente dire è che chi fa politica sa le cose che
loro, invece, non sanno: così la vita prosegue come prosegue.
Difatti
dall'unità d'Italia ad oggi, chi fa politica non si è mai distaccato da quel
dissimulare-governare e quando non si è nascosta la verità, la si è alterata.
Non solo: screditare l’avversario, utilizzando la macchina del fango,
ricorrendo, cioè, ad ogni mezzo dai media alle più basse insinuazioni, è
diventato, per molti, quasi un gioco di società: il “calunnia, calunnia:
qualcosa resterà”, che precedette di molto le parole di Joseph Goebbels, per la
quale Miguel De Cervantes aveva aggiunto “più una calunnia è inverosimile,
meglio la ricordano gli stolti”. La parola, purtroppo, è anche uno
strumento tra i più forti del potere.
Memorizzare ciò che viene propinato
da fonti interessate risparmia, è vero, la fatica di ragionare, di valutare
ogni notizia, informazione con la propria testa. Ma così non si impara a diffidare dei mezzi di comunicazione scritti, verbali o
visivi legati al potere che aiutano a non ragionare. Aveva forse torto Umberto
Galimberti, filosofo e psicanalista, quando scriveva: «Gli uomini non hanno mai
abitato il mondo, ma solo le descrizioni che le varie epoche storiche si
facevano del mondo»? E Goethe assai prima:“ Siamo così fatti che crediamo alle
cose più incredibili; e una volta che si sono fissate nella nostra memoria,
malediciamo chi cerca di cancellarle”.
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Il nipote di Ulisse
Fra memorie e… futuro
Come curatore del blog ho rinvenuto questa missiva, che, potrebbe essere una minuta e che definirei criptica, fra alcune carte di Floriano che potrebbero risalire agli anni Ottanta-Novanta del secolo scorso e non ho ritenuto di cestinarla.
Infandum, Tusco, iubes renovare dolorem…
Per meNessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice…quando la ricerca, quella storica in particolare, riempiva le mie giornate. Numerosi sono i ricordi di archivi, ricercatori e biblioteche anche se di molti i contorni sono sfumati. Questo dopo le richieste insistenti di un certo signor Carzaniga, conosciuto in Comune, su un particolare del passato: da Rapallo mi recai a Concorezzo…… Con il conseguente rilassamentoche mi indusse a riporre carte… entro le sopraccoperte di grossi volumi sparsi negli scaffali.
Della dantesca gente nova e i subiti guadagni la società non perde mai il seme.Le loro menti si perdono ai dì nostri fra calcoli cervellotici naviganti alla ricerca dei primi posti nella stanza dei bottoni…. carpe diem…di doman non c’è certezza.
Nessuno nominerà più i loro nomi, il mio e gli intrecci che in illo tempore noi in un punto o nell’altro guardavamo il mondo. Dimenticati Sargenti, Ponzi, Conley… Bill, Giulietto e altri che si incrociarono fra gli anni Quaranta e Cinquanta, in quel segmento di tempo bellico e dei suoi residui, fino all’apparire di Spinella all’inizio degli anni Sessanta e nel successivo…. le maire de Château-Chinon. Ricordi il Quartiere Latino?
Flash, spaccati, che certo non possono dire tutto. Spiegare quel mio mondo anticoe complesso significherebbe violare il silenzio di un manipolo di anime morte per mutar lor canto in un“oh!“ lungo e roco.
Oh!, i giorni di sole splendente, le rondini che garrivano zigzagando sopra le vie del Borgo; mentre la messaggera dell’albadiffondeva il suo canto sui campi nei quali filari di gelsi sfilavano in spazi senza fine. In quei campi in cui con un’altra generazione, corsi, giocai e crebbi. Purtroppo non tutti gli uomini vivono sotto cieli limpidi e possono ascoltare il canto degli uccelli. Il catulliano O saecolum insapiens et infacetum, valeva ieri come oggi: l’uomo è quello che è stato sempre, con le sue varianti.
I recensori della prima edizione della Storia di Concorezzo non riportarono quel che Padre Ilarino da Milano aveva scritto dopo averla letta e cioè che i catari in loco non erano tutti morti, e me lo precisò quando ci incontrammo: era quel mio pessimismo a fargli ricordare quei contestatori dei costumi ecclesiastici e religiosi presenti non solo fra laici di quei secoli. Che, unito al mio senso critico che non sempre si accorda con il senso comune, avrebbe rappresentato per me un ostacolo non soltanto sulla via intrapresa.
Bisogna provare, però, la tristezza di entrare sul palcoscenico della vita nell’occhio di bue in un piccolo mondo antico e… eterno, soprattutto se spintovi da chi tiaccarezza più di quel che suole segnalandoti nemici là dove vi sono soltanto persone male informate. Eppure tutto ciò, chiaramente espresso nel secondo volume dell’Eneide, sarebbe dovuto appartenere al bagaglio del mio conoscere: Ascolta ora quali furono le insidie dei greci e da uno impara a conoscerli tutti…E per il cavallo di legno portato davanti alla porta di Troia: qualunque cosa esso sia, temo i Grecianche quando portano doni…. Non mancando di domandarmi: Sic notus Ulixes?
Quale conoscenza, domando ora a me stesso se di fronte a ciò, a contatto dei camaleonti nei quali mi ero imbattuto in più riprese? E le mie parole, le mie precisazioni non hanno fatto altro che fornire a costoro ciò che al mestolo da chi in loco non c’era continuerà a servire per rimestarvi fino a quando di me resterà memoria.
Questo ancor più accadde dal momento in cui, coloro che non mi compresero o ai quali tornò più utile non comprendermi, incappai in un abile manipolatore degli umani… Il quale attribuendo alle voci di dubbio, non improbabile da lui stesso sparse, sul punto della ricerca riguardante la parte locale apparsa nel primo volume della menzionata Storia, mi offrì il suo aiuto per risolvere tali dubbi. Ricostruii così, riunendo in un fascicoletto, poche pagine dattiloscritte, di ogni dubbio documentando le fonti; la memoria era ancora viva su quello che era venuto da me e quello dall’esterno. Alcune foto e pagine erano entrate nel volume tramite chi nella Storia credette e collaborò alla sua piuttosto accidentata e troncata realizzazione per termine dell’ Amministrazione comunale. Inutile elencare i nomi dei quali già ti accennai. Altrettanto che in paese qualche famiglia conservava ancora vecchie carte di un certo interesse storico, andate perse nel corso del trasferimento dell’archivio parrocchiale da Sant’Antonio a via De Capitani. Insomma, vi fu chi si occupò più da vicino delle carte di quell’archivio degli anni Trenta alle quali, però, accadde qualcosa di simile alle carte del Santuario di Ornago anni dopo che in parte andarono disperse sulla strada. Tu pensi che serva ripetere che sarebbe stato veramente utile far conoscere come nacque e si sviluppò questa Storia? Un discorso magari un po’ lungo, ma che avrebbe chiarito molte cose. ( Mentre per la via scelta si può costruire un’altra storia, pro vivi ora, non per domani in cui interesserà la verità.
Alius aliud dicit.Il guaio è proprio questo: le versioni di un fatto, avvenimento, mormorio, circolando oralmente o per iscritto, diventano molte volte simili a una valanga entro la quale vi è di tutto, vi si può mettere di tutto; ma… mettervi le mani a valle e confondersi è quasi inevitabile. Succede pure nella ricerca quando si vuole con serietà approfondire…
Rifiutare il contributo di quei pochi credenti nel mio lavoro significava aggiungere vuoto a vuoto, come per altre pagine di storia locale scomparse. Se si vuole ricostruire la Storia di Concorezzo dobbiamo cercare per trovare, continuare a cercare sapendo che il percorso é pieno di vuoti e di sorprese che pochissime altre località della provincia e della pieve presentano… Ad ogni modo queste furono le mie prime precisazioni che il nostro avrebbe sottoposto, a dir suo, ai cosiddetti non credenti.Non dovrebbe essere quindi inutile aggiungere che cercare non è facile, come sa chi pratica la ricerca non come passatempo; mentre copiare, criticare o invidiare chi ha fatto quello che poteva fare anche lui è abbastanza umano, ma non accettabile da chi si dedica con passione a quella ricerca.
Di conseguenza, per chi invece cerca cavilli, pur senza essere in malafede, importante prima di parlare sarebbe tacere (prima de parlà, tase, come avevo imparato nella mia permanenza a Vicenza).
Riprendendo il filo del discorso. Non era passato da molto l’infausto anno della perdita delle memorie e un tale alla ricerca delle tracce dei suoi antenati venne indirizzato dal manipolator corteseal Parroco senza che ne fossi informato negli incontri che con il medesimo avevo quasi ogni sabato per esaminare disegni e foto o cercare di approfondire alcuni aspetti della Storia come avveniva dai primi anni Ottanta. Solo in Curia, dove avevo vecchi buoni amici, appresi che in quell’occasione si era parlato, fra l’altro, dell’Archivio parrocchiale, e, …per carità di patria, ti risparmio i particolari di cui venni a conoscenza. Dirò semplicemente: medice, cura te ipsum. Purtroppo vi sono dei tabù che non si possono violare in una comunità gestita da fedeli alla Chiesa o al Comune, un po’ come un tempo accadeva per i guelfi o i ghibellini.
Mentre da parte mia continuavo a prestare il fianco al nostrofornendogli dati, documenti, foto, fotocopie…….fra le quali il Chronicon 1907-1945 che il Parroco aveva fatto fotocopiare per me e utilizzate per la prima edizione della Storia di Concorezzo. In più un pacco di altre fotocopie di carte emesse dal potere politico ed ecclesiastico di Milano tra il 1600 e 1900 riguardanti la provincia e la diocesi di Milano che avrebbero potuto servire almeno per completare o verificare notizie comparse nella Storia.
La verità è che per altri anni non limitai la considerazione che non meritava. Sancta simplicitas? Fin che non andarono perdute nel corso di un trasloco fra altre cose, foto e corrispondenza. Poi l’umidità macerò quel poco che era rimasto celato entro le sopraccoperte di libri.
Poco prima che le memorie scomparissero, d’accordo con il nipote di Ulisse, avevo raccolto e tenuto nella libreria materiale sufficiente, se ben sviluppato, a fornire del Borgo, tra il Quattro e l’Ottocento, una base per procedere alla sua ricostruzione urbanistica ed avevo preso contatto con un’ esperta: la professoressa Simonetta Coppa, allora assidua frequentatrice dell’Archivio di Stato. Tutto naufragò e dovetti più tardi tentare l’operazione da solo.
Che cosa si poteva dedurne? Fili conduttori, più d’uno, ma sottili che quando credi di averne uno, gli altri son lucine tremolanti. Troppo tardi.
Gira e rigira, si torna a Virgilio. Sempre che uno non sia cieco, sordo, e… solo (vae soli!). Allora è facile dare fiducia a chi sa circuirti recitando da buon attore la sua parte: ed io ero solo, e lui era il solo a stare a me vicino. Come mi era accaduto anni prima in una situazione assai più seria. Della quale anche quest’ultima non escludo che faccia parte della coda. Perso com’ero nel canalone della storia, finì per assestarmi un altro colpo. Solo che una volta ancora non volevo indicare la viaad alcuno per salire al Campidoglio.… Vi fu definitivamente il distacco: missione fallita? Mah! Se non si vuole perdonare a chi non si sottomette… debellare superbos?
Certo che questa vita, se si somma con cadute materiali non sempre dovute al caso, non posso dire che sia stato per me facile viverla. Questo, naturalmente, non vale solo per il singolo. Può toccare, infatti, a uno come a una comunità, grande o piccola, che pur conoscendo molte cose, non possiede gli anticorpi sufficienti o la duttilità necessaria per evitarla.
Il Bel Paese lacero e muto alla mercé di sciami di cavallette voraci di ogni bene mobile e immobile e un popolo alle canore ciance di concionatori che lo menan al fiume dell’oblio. Una generazione dopo l’altra. “In fondola politica non è altro che un certo modo di agitare il popolo prima dell'uso. ” diceva Talleyrand,
Altroche Il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me di Immanuel Kant!.
E che cosa si può obiettare a un uomo che vuole arrivare alla verità per la quale si è battuto? Io, che non ho rispettato i giuda, i venditori di fumo e le bande di malaffare; io che ho sempre combattuto simile genìa, chi la governava dai loro covi o dalle istituzioni, che cosa farò?Ancora e sempre ciò che finora ho fatto.
Fra me e costoro c’è questo di diverso: che essi, opprimono la gente che affoga nel quotidiano e corrono verso la greppia sventolando lo stendardo dell'imbroglio che spesso e invano ho segnalato. Non preoccupiamoci: chi si dà al malaffare in qualsiasi veste paludato di queste parole non s’ intimorisce di certo. Non lo faceva chi li ha preceduti al tempo di mezzi assai più persuasivi prima del plotone di esecuzione, figuriamoci nel tempo dei ricorsi e rinvii sino alla prescrizione.
Giustificazioni, spiegazioni e… esternazioni, quando giovano rimediano poco o nulla dopo che la luce é calata con il sole a occidente e sopra di noi si é disteso il buio.
Cura ut valeas.
Il Censore
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