lunedì 4 aprile 2016

Daniela Andriani: Tentativo di Profilo: Floriano Pirola, 2013

Daniela Andriani: Tentativo di Profilo: Floriano Pirola:  

Dati anagrafici: nato ad Arcore il 5 aprile1928 da Mario Pirola ( della famiglia degli editori arrivati a Milano dall’area Burago-Vimercate, qui presenti dal Cinquecento, imparentati con i Valli di Monza) e Giuseppina de’ Giorgi di Castellaro, della linea dei conti palatini di Lomello, dei quali, mancando l’ausilio di un Monumenta nobilitatis familiae de  Georgis…  composto da un novello Giovanni Sitoni non conosco l’evoluzione. E il nome dato al figlio, Floriano, la località vicina di San Fiorano, originariamente Floriano, ricordavano alla madre il santo venerato dai Longobardi e il paese dove Teodolinda aveva sposato Agilulfo: Lomello, e dove lei pure sposò. L’eredità del passato è simile a quella dei cromosoni.

Proseguendo: nel Catalogo delle Biblioteche milanesi Ambrosiana, Brera, Trivulziana e Sormani compare la Storia di Concorezzo del Pirola in due volumi (560 pagine il primo e 260 il secondo) presentati rispettivamente da Mons. Angelo Paredi e Mons. Franco Buzzi, entrambi Prefetti della Biblioteca Ambrosiana di Milano negli ultimi quarant’anni.  E Balzarino Pusterla e la sua Certosa.

Il Comune della Città di Concorezzo ha conferito nel 2007 al Pirola la Cittadinanza onoraria e l’Ago d’oro per i benemeriti. E l’anno successivo lui donò all’Archivio Storico della Città di Concorezzo quasi tutti i suoi libri, armadi compresi, e le sue ricerche; consentendo al medesimo Archivio di costituire un Fondo Pirola. Circa duemila volumi egli aveva consegnato tra gli anni Ottanta e Novanta ad una Biblioteca, per essergli venuto a mancare lo spazio.  Mentre la ricerca, da lui condotta al tempo in cui apparve il primo volume della sua Storia, su Gerolamo Bonati e don Antonio Girotti, due uomini una comunità, podestà e parroco del borgo dal 1918, che non era riuscito a dare alle stampe per interferenze diverse l’affidava a Davide Ferrario con l’impegno da parte del medesimo di rivederla e pubblicarla con entrambi i nomi.

Il nostro ha pubblicato in diversi giornali e riviste per anni ed è stato pure inviato speciale, dalla Finlandia al Nord Africa agli inizi degli anni Cinquanta, ma ora corre voce che la sua salute sia piuttosto precaria. Difatti alla presentazione del secondo volume egli non è stato presente tranne che con un suo messaggio. E non è che a tutti ciò dispiaccia: tutte le cose nuove cui si deve pensare…il passato?!

Ha compiuto ricerche nella Storia medioevale in particolare, di cui esiste traccia in Riviste specializzate fra le quali Libri & Documenti della Trivulziana; Civiltà ambrosiana della Curia milanese e altre.

Il secondo volume della Storia di Concorezzo inizia con una sua ricerca condotta tra Irlanda, Inghilterra e Francia sul nome di luogo Concorezzo, località che ha dato il nome alla più numerosa setta eretica del medioevo. La cui storia egli studiò sotto la guida di Padre Ilarino da Milano, molto noto per questa materia, e fu pure confessore di papa Pio XII.  Il quale dopo la pubblicazione del primo volume della Storia di Concorezzo scrisse al suo discepolo Pirola che i Catari a Concorezzo non erano tutti scomparsi, perchè lui poteva considerarsi un loro epigono. E questo per il suo pessimismo.

Ma egli ebbe altri contatti per l’eresia con studiosi di varie estrazioni, tra i quali Giovanni Gonet, valdese, allora presso l’Istituto Italiano di Cultura a Belgrado.

Ebbe anche come maestri mons. Giovanni Galbiati, prefetto della Biblioteca Ambrosiana, latinista insigne; don Rinaldo Beretta, storico della Brianza; il prof. Alfio Natale, Direttore dell’Archivio di Stato di Milano, paleografo, un amico, ed altri che sarebbe troppo lungo qui elencare. Giudicando, poi, dalle personalità frequentate direi che non ha sprecato intelligenza né tempo.

Per la narrativa ha pubblicato La rabbia morta e La coscienza del limite, una parte del quale comparve in Fenarete - Letture d'Italia diretta da Francesco Montuoro. Altro pubblicò in i Quaderni della Brianza, Alla Bottega diretti da Franco Cajani e…. accenni a suoi contatti con Vincenzo Cardarelli, Anna Maria Ortese, Eugenio Corti, Renato Maiolo, Icilio Petroni.  Mario Monti con il quale pubblicò un manoscritto del 1790 dell’architetto Felice Soave; Teodoro Giùttari ed altri narratori e letterati. Sembra quasi, però, che egli non ami sentirne parlare.

E’ stato, inoltre, per un periodo di tempo, Titolare del Centro di Formazione de La Centrale Finanziaria Generale, coltivando rapporti in diversi Paesi, e nel 1979 e 1981 l'Associazione Nazionale Aziende di Credito ha ospitato nei suoi Quaderni un Manuale di terminologia italiano- inglese da lui curato e utilizzato pure all' estero. Conosce quattro o cinque lingue straniere, fra le quali il russo. Ma la lingua nostra hanno, come congiurati al servizio di un padrone, male usato contro di lui per la sua determinazione nel volere a tutti i costi la verità: e questo già dai tempi di Realtà Politica.

Negli anni Cinquanta lo si trova accanto a Franco Maria Malfatti, Gianni Baget Bozzo, Italo Uggeri, della corrente di Giuseppe Dossetti, un Costituente. Alla fine di quegli anni un incidente di cui non si comprese la meccanica, ma la derivazione politica sì, gli provocò un trauma cranico frontale che lo costrinse per un anno e più al silenzio. Ma non desistette, dove operò successivamente, di fronte a faccende finanziarie e politiche fuori da ogni regola. E qui la lingua di una donna e di un uomo, in combinazione, da lui definiti in Precisazioni Aracne e Sinone, collocatigli vicini per il lavoro, lo sforbiciò. Non ne ha sempre uccisi più la lingua che la spada?

Sono circolate in quest’ultimo anno note del medesimo, e non solo, dalle quali si ricavano non poche notizie non ancora conosciute. Fra esse di una strana caduta sulla schiena con un nuovo trauma cranico, questa volta, però, nell’occipite posteriore. Che, si dice, stavolta lo abbia mandato veramente fuori campo. Fornendo a chi faceva comodo l’occasione anche, nelle loro intenzioni almeno, di tentar di delegittimarlo, con una semplice intervista da cui rimbalza agli occhi, una volta ancora, la favola di Fedro del leone vecchio… proprio mal ridotto e assai mal concio. Interessante è leggere il suo Promemoria da cui si evincono le difficoltà da lui incontrate in luogo per riuscire a portare avanti le sue ricerche storiche sull’antico borgo. Semplicemente perché il personaggio può risultare inviso a chi lo considera un non allineato, diciamo… specie alle minuzie quotidiane.

In ultima analisi si può dire, però, un individuo che é stato a contatto in illo tempore con personaggi emersi in più settori della vita letteraria, finanziaria e politica italiana ed estera dall'estensore della Carta di Verona del 1943, avv. Manlio Sargenti, a Vincenzo Cardarelli direttore di Fiera Letteraria, a Mrs. Clara Boothe Luce. ambasciatrice USA in Italia nei primi anni Cinquanta, a Pietro Quaroni, ambasciatore d'Italia a Parigi in quegli anni, a François Mitterand prima che salisse all'Eliseo...Yuri Pedan giornalista di Kiev..., ma dei quali non risulta lui abbia mai scritto, come ha sempre rifuggito palcoscenici e riflettori. Riporto, anche se non le condivido per intero, le parole di un esperto di personaggi letterari che un amico del Pirola sottoscrisse per lui: ”…è un mistico, lo attraggono il silenzio e il mistero; la contemplazione. Gli piace naufragare nel nulla ed ascoltare le voci segrete e le arcane armonie che salgono a lui dalla Natura e dai silenzi inviolati della sua anima. Ama perciò vivere appartato, in gran riserbo, non altri turbi le sorgenti delle sue armonie…”.  Anche se, personalmente, di uno che ha scritto fra l’altro in notazioni su Storia e Storiografia,  La Storia: un puzzle che l’uomo, mano del caso, compone e scompone” e frasi come “ L’uomo produce e consuma i prodotti del suo tempo” penserei più a un individuo che, tenuto conto dei tempi, si avvicini, se vogliamo, al Foscolo, se pur capitato in un secolo non tanto più aggrovigliato di quello in cui visse il focoso Ugo, se mai più distratto da immagini evanescenti. Ma soprattutto, per quanto ho potuto capire, essendosi egli venuto a trovare nell’ultima parte della guerra civile e nell’immediato dopoguerra anche in situazioni piuttosto difficili. Vi fu chi allora ne parlò quasi come di un’altra mitica primula rossa, gettando in luogo il seme dell’invidia e dell’ostracismo, in seguito da qualcuno pro domo sua sviluppati. Tutto era incominciato dopo il 25 luglio 1943 quando aveva incontrato un ufficiale dell’esercito alleato, del quale evitò di parlare, paracadutato in montagna dove egli si trovava per le vacanze estive. Altrettanto fece per i militi della RSI, i tedeschi, gli americani, gli uomini di Tito e quel che per lui seguì. Eppure quel silenzio era più eloquente di qualsiasi discorso.

Ben inteso, questi non sono che flash. Tuttavia mi pare che così si possa intravvedere su di lui qualcosa più di prima.

Per concludere, a parer mio, meriterebbe per la sua vita, di entrare in un romanzo forse neppure tanto …romanzato. Se pur non così facile da dipanarne la trama.

 



 Un ramo dei PIROLA

Questo ramo dei Pirola qualcuno dice che  sia venuto dai Grigioni, qualche altro dalla Valtellina.

Il Libero Stato delle Tre Leghe, formato da Lega Caddea, Lega Grigia e Lega delle Dieci Giurisdizioni, fu un Paese alleato della Confederazione dal  1524. Nel 1512 l'esercito delle Tre Leghe conquistò la ricca Valtellina e le contee di Chiavenna e di Bormio, cacciandone i Francesi che in quel momento occupavano il Ducato di Milano. E il popolo si era poi diviso fra il partito Protestante, sostenuto dalla Francia e da Venezia, e quello Cattolico, mentre gli Asburgo d’ Austria e Spagna erano interessate ad interferire negli affari religiosi della regione per poter controllare i passi alpini.
Mentre nel Comune di Chiesa di Valmalenco dove sono l’Alpe e il lago Pirola, l’Assessore alla Cultura di quel Comune mi scrisse: “Il nostro lago Pirola è chiamato così perché è posto in zona poco soleggiata. Pietra nel nostro dialetto è chiamata sàs  (sassi). Non é mai esistito qui il cognome Pirola; c’é comunque in Valtellina, forse ad Andenno.”
 "Viviamo in un mare di nomi: a qualunque latitudine si muova, l’uomo interpreta il reale (fisico geografico, mentale, sociale) proiettandolo nel linguaggio, e, spesso, concretamente, assegnandogli un nome. Diamo un nome alle cose della vita quotidiana e a quelle spirituali, alle realtà della natura (pianure, fiumi, piante, animali)……e assegniamo (con i toponimi) un nome ai luoghi dello spazio in cui operiamo …….." scriveva il noto toponomasta Ottavio Lurati professore emerito  dell'Università di Basilea.
Il prof. Augusto Merati di Monza, storico, archeologo, riteneva, dal canto suo, che il cognome inizialmente derivasse da piotra,  piora = pietra,  vale a dire un sasso. Per uno studioso di toponomastica  la località Priola, in Piemonte , tra fine XV secolo e inizio XVI, per la rotazione r x  l,  avrebbe potuto essere divenuta Piola, mentre si sarebbe arrivati a Pirola per una r anetimologica inserita in Piola. E, perché no, aggiungo io sempre rimanendo nel condizionale  ciò sarebbe avvenuto solo per evitare lo iato?  S. Schaerf , per esempio, pubblicò  una sua ricerca sui cognomi di origine semitica in cui compare Pirola.   Anche se “Dal punto di vista della classificazione, l’ebraico è una delle circa settanta lingue cosiddette semitiche, un numero che comprende idiomi vivi tutt’oggi, come l’arabo e l’etiope, o morti, come il babilonese, l’assiro e il fenicio” precisa Giovanni Zagni in L’uomo che creava le parole.
Ho trovato sia i conti Piola che i Pirola fra le carte della Pieve di Vimercate e precisamente a Burago… una  Elisabetta, nella seconda metà del 1500.
Da Vimercate nella seconda metà del Settecento arrivano a Milano i fratelli Gaetano e Giacomo Pirola stampatori. Nel 1781 fondano la casa editrice. Luigi fu l’ultimo Pirola editore del quale abbia notizie.  Si sa dei suoi rapporti  fra il 1823 e il 1827 con la misteriosa Caterina Piotti, illustratrice di soggetti biblici e di numerose edizioni per i tipi dell’editore Pirola. Negli Atti della Reale Accademia di Belle Arti in Milano: Pirola Luigi 1860- 1894), nell’ indice dei volumi si trovano maggiori informazioni.
Mio bisnonno, Angelo, figlio di Luigi (trisavolo) sposa Giulia Ronchi di Giovanni.   Isaia Pirola è il primo figlio di Angelo e di Giulia e fu mio nonno. Isaia sposerà Stella Valli, un ramo di un’ antica famiglia di Monza in  stretto rapporto con l’on. Ezio Riboldi di Vimercate, che insegnò a Monza della quale fu sindaco, storico, del partito socialista. Allora la famiglia Pirola si divise.
Nell’Ottocento, dunque, i Pirola si trovano fra Vimercate e la sua pieve  accasandosi con le famiglie Ronchi, Colnaghi ,Colonelli di Bellusco e Valli di Monza.  A Vimercate con i Pirola tra i benefattori dell’Ospedale compare la famiglia Assi.  

Per quanto  riguarda la casa editrice Pirola si apprende dal Progetto: Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori: censimento degli archivi editoriali della Lombardia
Che “  nasce come tipografia ed è stata fondata nel 1781 dai fratelli Giacomo e Gaetano Pirola. Nel 1792, alla morte di Gaetano, assume la direzione del negozio Giacomo. Numerose sono le pubblicazioni di questi anni, anche se l'attività tipografica è fortemente limitata dalla Censura (I Pirola avevano contravvenuto al piano di censura e all'avviso del 30 aprile 1788 che proibiva agli stampatori di stampare scritti non muniti di licenza, pubblicando un sonetto allusivo a un "Ufficio generale per i morti" da celebrarsi nella chiesa del Foppone nel mese d'agosto, in onore dei defunti di una corporazione di tessitori!). Tra le pubblicazioni più prestigiose stampate dai Pirola in quegli anni ricordiamo: la "Gazzetta enciclopedica", uno dei migliori giornali di Milano; Il Manuale degli artigiani; La consolazione di Marco Tullio Cicerone di Don Gian Battista Calvi, dedicato a Pietro Verri (1782); Il Mattino, Mezzogiorno e le Odi di Parini (1799) .
Nei primi anni del XIX secolo, Luigi, figlio di Giacomo, assume la direzione della tipografia, divenendo un abile consigliere degli autori e uno scopritore di nuovi talenti. In seguito alla decadenza della stamperia di Corte dei Richini Malatesta, i Pirola chiedono di diventare fornitori dei moduli per l'amministrazione al magistrato politico camerale. L'appalto verrà, invece, assegnato a Veladini nel 1793 che, tuttavia, ricorre a Pirola per gli avvisi murari, gli editti e le guide. Nel 1787, i Pirola ottengono dal governo di stampare e di vendere per sei anni l'editto per la sistemazione delle parrocchie della Lombardia e nel 1788 i nuovi piani del Direttorio medico chirurgico di Pavia. Nel 1796, con Napoleone aumentano del doppio a Milano le stamperie ed è abolita la censura fino al 17 luglio 1806, quando è nuovamente istituito un Ufficio della libertà di stampa. In questo periodo le pubblicazioni aumentano in modo considerevole. In particolare, i Pirola si specializzano nella stampa dei moduli per la municipalità di Milano (avvisi di arruolamenti militari, inviti, certificati di matrimonio, di civismo ecc .), delle leggi e delle circolari in materia di stampa. Loro sono gli avvisi della vittoria di Napoleone contro l'Austria del luglio 1796 e del 25 agosto 1796. Nel 1802 cominciano la stampa dei libretti d'opera per la Scala , inaugurata nel 1778 .
Nel periodo della Restaurazione, l'attività tipografica a Milano è in mano alla Stamperia Reale e ai Pirola, anche se la grave crisi economica della Lombardia travolge i produttori di carta e fa lievitare i prezzi. In questi anni si sviluppa il ramo editoriale che aveva avuto inizio per i Pirola con la pubblicazione dei libretti d'opera. Nonostante i problemi con la censura austriaca, sotto la guida di Luigi, la ditta si trasforma progressivamente in una grande azienda editoriale (1829). Nel 1828 le pubblicazioni più prestigiose sono: 37 copie del Dizionario etimologico di Bonavilla Aquilino e 400 copie del Tesoro della messa. Nel 1839, comincia la stampa del "Politecnico", ma l'accordo con Cattaneo si romperà dopo pochi anni, nel 1844. I rapporti tra Giulio Carcano e i Pirola si estendono invece per sei anni circa, tra il 1842 e il 1848: per la Casa editrice Carcano i Pirola cureranno la traduzione del teatro di Shakespeare, divisa in 5 volumi. Del 1844 è la pubblicazione "Milano e il suo territorio", per gli scienziati convenuti per la loro sesta riunione a Milano. Tra le altre pubblicazioni si ricordano anche le Odi di Pindaro in due volumi, l'Architettura di Vitruvio, curati da Carlo Amati, i Melodrammi di Romanelli, il Compendio storico -cronologico delle quattro grandi monarchie della terra e altri regni, il teatro di Schiller tradotto da Andrea Maffei e la tragedia di Lord Byron .
Il carteggio, depositato presso l'Archivio del Comune di Milano, testimonia i rapporti tra la Casa editrice e il Comune a partire dal 1809. Si deve attendere, però il 1858, perché i Pirola ottengano un contratto di nove anni con la Congregazione municipale. Nel 1859 viene così stampata la prima raccolta ufficiale delle Sedute del Consiglio Comunale di Milano .
Alla morte di Luigi, nel 1876 l'attività passa ai nipoti….” Di Caterina Piotti non si parla e non è facile seguirne la storia.
Nel 1859 non si parla ancora del palazzo Freganeschi-Pirola a Gorgonzola che nel Catasto Lombardo-Veneto appartiene alla nobildonna Maria Bianchi di Sambrunico (Catasto Lombardo–Veneto). All’inizio del XX secolo, però, è della famiglia Pirola,
Un passaggio ancora da chiarire è:  
“ Difficile datare con esattezza l’edificio prospiciente il naviglio della Martesana a Gorgonzola; la costruzione del canale, iniziata nel 1457, comportò l’occlusione del fossato di cerchia del borgo antico nell’ansa settentrionale e il ricalco della fossa, adeguatamente allargata e incassata in sponde, dell’ansa meridionale. E’ qui che sorge il palazzo. L’attivazione del naviglio, prima per scopi irrigui e di energia idraulica, poi come via di comunicazione e di trasporto di merci e persone, arrecò a Gorgonzola una prosperità mai conosciuta prima: una delle più importanti famiglie del Ducato, i Serbelloni, già a metà del Cinquecento possedevano qui una residenza di campagna, dotata di torre, corpi rustici, abitazioni per i famigli. E’ dunque legittimo pensare che nello stesso periodo anche i Freganeschi, nobile famiglia tedesca trapiantata a Cremona, prendessero dimora secondaria sul lato opposto del naviglio; certo è che nel 1722, data di stesura del primo catasto asburgico, i Freganeschi possedevano a Gorgonzola Cremona, prendessero dimora secondaria sul lato opposto del naviglio; certo è che nel 1722, data di stesura del primo catasto asburgico, i Freganeschi possedevano a Gorgonzola, oltre alpalazzo e al giardino, diverse proprietà terriere e rustici.”
Attualmente appartiene al Comune di Gorgonzola che lo utilizza per la Cultura.

Passano gli anni e Il Sole 24 Ore acquista la Pirola editore. E nel quotidiano La Repubblica.it   Milano del 27 settembre 1990, si legge:
“Un' intesa preliminare è stata raggiunta tra il Sole 24 Ore e il gruppo inglese I.B.C. (International business communication) per il passaggio della Pirola all' editore italiano. Fondata a Milano nel 1781, la Pirola editore spa è una delle aziende più prestigiose nel settore dell' editoria di imprese con pubblicazioni monografiche grandi opere e periodici. Con questa acquisizione - si legge in una nota - la Pirola torna a una proprietà italiana e il Sole 24 Ore conferma il proprio impegno strategico nello sviluppo dell' area dei servizi all' impresa e ai professionisti. La Pirola ha chiuso l' 89 con un fatturato di 22,5 miliardi e una perdita finanziaria di 840 milioni. Per l' esercizio ' 90, il fatturato dovrebbe raggiungere i 25 miliardi. Pirola ha 126 dipendenti, 250 negozi in franchising e 1000 librerie con suoi prodotti. Non si esclude che nel capitale possa entrare un altro partner, che comunque disporrà di una quota minoritaria.”
E nel 1991 passa al Sole 24 Ore.





 


 


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