Scrissi che: La memoria sarà un'atmosfera e i ricordi, non altrettanto suggestivi, saranno quasi
Una missiva incompleta, criptica?
Florianus Amico suo salutem dicit.
Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice… quando, trascorsa l’adolescenza, la ricerca, quella storica in particolare, che riempiva le mie giornate. Numerosi, infatti, sono i ricordi di archivi, ricercatori e biblioteche anche se di una parte di essi mi mancano i contorni, dopo la scomparsa delle mie annotazioni di cui mi resi conto per le richieste insistenti del signor Carzaniga, conosciuto in Comune, sul Borgo nel passato, mentre ero a Rapallo, motivo per cui mi recai a Concorezzo…… E il mio conseguente rilassamento che mi indusse a riporre carte entro le sopraccoperte dei volumi sparsi negli scaffali. Della dantesca gente nova e i subiti guadagni la società non perde mai il seme. Ma le menti si perdono ai dì nostri fra calcoli cervellotici naviganti alla ricerca dei primi posti nella stanza dei bottoni. Il loro fine, carpe diem…di doman non c’è certezza, nasce e muore quando dal mercato del martedì tutte le bancarelle sono scomparse. Quando nessuno nominerà più i loro nomi e il mio e gli intrecci che in illo tempore noi, in un modo o nell’altro, condividemmo gli anni. Dimenticati Sargenti, Ponzi, Conley e altri che ai nostri nomi si incrociarono fra gli anni Quaranta e inizio anni Cinquanta, un segmento di tempo bellico e incerto.
Certo, invece, per poter dire tutto, spiegando quel mio mondo antico e complesso richiederebbe troppo spazio per un manipolo di anime morte anche se per esso un lampo di luce qui e là illuminerà qualche angolo. Non per questo ho dimenticato i giorni di sole splendente, le rondini che trissavano festose per le vie del Borgo e sopra i campi con filari di gelsi la messaggera dell’alba diffondeva il suo canto. In quei campi in cui con un’altra generazione, corsi, giocai e crebbi. Anche se non tutti gli uomini hanno sempre limpidi i cieli e odono i canti degli uccelli.
O saecolum insapiens et infacetum, catulliano: ieri come oggi l’uomo non cambia, mai!
I recensori della Storia di Concorezzo del 1978, per esempio, non scrissero quel che Padre Ilarino da Milano aveva scritto, perchè solo a me lo fece dopo averla letta, e cioè che i catari in loco non erano proprio tutti morti, e me lo precisò quando ci incontrammo: era quel mio pessimismo a fargli ricordare quei contestatori dei costumi ecclesiastici e religiosi presenti soprattutto tra i non solo laici di quei secoli. Che, unito al mio senso critico che non sempre si accorda con il senso comune, avrebbe rappresentato per me un ostacolo non soltanto nella vita politica.
Bisogna provare, però, la tristezza di entrare sul palcoscenico della vita nell’occhio di bue in un piccolo mondo antico e… eterno, soprattutto se spintovi da chi ti accarezza più di quel che suole segnalandoti nemici là dove vi sono soltanto persone male informate. Puntum saliens est. Eppure tutto ciò, chiaramente espresso sempre nel secondo volume dell’Eneide di Virgilio, avrebbe dovuto appartenere al bagaglio del mio conoscere: Ascolta ora quali furono le insidie dei greci e da uno impara a conoscerli tutti…E per il cavallo di legno portato davanti alla porta di Troia: qualunque cosa esso sia, temo i Greci anche quando portano doni…. Non mancando di domandare: Sic notus Ulixes?
Quale conoscenza, domando ora a me stesso se di fronte a ciò, a contatto dei camaleonti nei quali mi ero imbattuto in più riprese? E le mie parole, le mie precisazioni non hanno fatto altro che fornire a costoro ciò che al mestolo delle camarille locali servirà per continuare a rimestarvi fino a quando di me resterà memoria.
Questo ancor più accadde dal momento in cui, coloro che non mi compresero o ai quali tornò più utile non comprendermi, incappai in un abile manipolatore degli umani… Il quale attribuendo alle voci di dubbio, non improbabile da lui stesso sparse, sul punto della ricerca riguardante la parte locale apparsa nel primo volume della menzionata Storia, mi offrì la sua collaborazione per risolvere tali dubbi. Ricostruii così, riunendole in un fascicoletto, poche pagine dattiloscritte, di ogni dubbio documentando le fonti: la memoria era ancora viva su quello che era venuto da me e quello dall’esterno: alcune foto e pagine erano entrate nel volume tramite chi nella Storia credette e collaborò alla sua piuttosto accidentata e troncata realizzazione per termine dell’ Amministrazione comunale. Inutile elencarti i nomi dei quali abbiamo parlato in altra circostanza. Altrettanto che in paese qualche famiglia conservava ancora vecchie carte di un certo interesse storico, perse nel corso del trasferimento dell’archivio parrocchiale da Sant’Antonio a via De Capitani, anche se mai dichiarato. Insomma, vi fu chi si occupò più da vicino delle carte di quell’archivio degli anni Trenta alle quali accadde qualcosa di simile alle carte del Santuario di Ornago negli anni Ottanta-Novanta che in parte andarono disperse sulla strada. Alius aliud dicit. Il guaio è proprio questo: le versioni di un fatto, avvenimento, mormorio, circolando oralmente o per iscritto, diventano molte volte simili a una valanga entro la quale vi è di tutto, vi si può mettere di tutto; ma… mettervi le mani a valle e confondersi è quasi inevitabile. Succede pure nella ricerca quando si vuole con serietà approfondire…
Rifiutare il contributo di quei pochi credenti nel mio lavoro significava chiudere, e magari definitivamente, con altri angoli di storia locale che il tempo avrebbe cancellato. E forse già lo ha fatto. Se si vuole ricostruire la nostra Storia, dobbiamo cercare per trovare, continuare a cercare e trovare trattandosi di un percorso pieno di vuoti e di sorprese che pochissime altre località della provincia e della pieve non presentano… Ad ogni modo questa fu la mia prima precisazione che, l’esperto picciol psicologo avrebbe sottoposto, a dir suo, ai cosiddetti non credenti. Non dovrebbe essere inutile aggiungere che cercare non è facile, come sa chi pratica la ricerca non come passatempo; mentre copiare, criticare e…e invidiare chi ha fatto quello che poteva fare anche lui è abbastanza umano, ma non accettabile da chi si dedica con passione alla ricerca. La seconda precisazione seguì, come ti informai, all’intervista comparsa in un numero di Concorezzo notizie che avvenne poco dopo che si era diffusa la notizia della mia caduta le cui conseguenze si trascinarono per diversi mesi.
Di conseguenza, per chi invece cerca cavilli, pur senza essere in malafede, importante prima di parlare sarebbe tacere(prima de parlà, tase, come avevo imparato dalla mia permanenza nel Veneto). Qui lo scopo dell’intervista era di far conoscere come nacque e si sviluppò questa Storia: un discorso magari un po’ lungo, ma che avrebbe chiarito molte cose. Mentre per questa via si potrebbe costruire il contrario, un’altra storia, pro vivi ora, però, non per domani in cui interesserà la verità e non qualche pezza utile a qualcuno per tappare non si sa bene cosa. Sancta simplicitas?
Non sufficit. Riprendendo il filo del discorso. Non era passato da molto l’infausto 1991 e un signore alla ricerca delle tracce dei suoi antenati venne indirizzato dal manipolator cortese al Parroco senza che ne fossi informato in uno degli incontri che con il medesimo avevo quasi ogni sabato per esaminare disegni e foto o cercare di approfondire alcuni aspetti della Storia come avveniva dai primi anni Ottanta. Solo in Curia dove avevo vecchi buoni amici appresi che in quell’occasione si era parlato, fra l’altro, dell’Archivio parrocchiale, e, …per carità di patria, ti risparmio i particolari di cui venni a conoscenza. Dirò semplicemente: parce sepultis. Purtroppo vi sono dei tabù che non si possono violare in una comunità gestita da fedeli alla Chiesa o al Comune: come un tempo lo erano al papato o all’impero.
Mentre da parte mia continuavo a prestare il fianco al nostro fornendogli dati, documenti, foto, fotocopie…….fra le quali il Chronicon 1907-1945 che il Parroco aveva fatto fotocopiare per me e utilizzati per la nostra Storia. Aggiungendo altre 500 fotocopie di carte emesse dal potere politico ed ecclesiastico di Milano tra il 1600 e 1900 riguardanti la provincia e la diocesi di Milano da destinare alla verifica di notizie comparse nella Storia.
Insomma per qualche anno non gli diedi il peso che avrebbe meritato. Fin che non andò perduto nel corso di un trasloco (cinque in otto anni) fra altre cose, foto e corrispondenza. Il poco che rimase in seguito l’umidità provvide a macerare, o almeno la parte di quel poco che era rimasto celato entro le sopraccoperte di libri. Troppo tardi. Costui, dopo ciò, non ritenne più di poter partecipare, causa impegni di lavoro, disse, alla ricostruzione urbanistica dell’antico Borgo per la quale avevo già preso contatto con un’ esperta: la professoressa Simonetta Coppa, allora assidua frequentatrice dell’Archivio di Stato. Ma quello che mi sorprese di più fu apprendere da lui che la ricostruzione che avevamo programmato di fare, l’avrebbe potuta fare più in là… con un altro. Che cosa potevo dedurne? Fili conduttori, più d’uno, ma sottili che quando credi di averne uno, gli altri si vedono appena.
Gira e rigira, si torna a Virgilio. Sempre che uno non sia cieco, sordo, e… solo (vae soli!). Allora è facile dare fiducia a chi sa circuirti recitando da buon attore la sua parte. Ed io ero solo, mentre lui era il solo a mostrarsi a me vicino. E’ inutile io sarò come scrisse Padre Ilarino da Milano, ma non si può dire che le camarille locali funzionino meno bene della vecchia mafia in Sicilia. Così, perso com’ero nel canalone della storia, finì pressappoco com’era finita in politica: rotolai una volta ancora giù per un dirupo. Non volevo indicare la via ad alcuno per salire al Campidoglio.… E lui si staccò definitivamente: missione fallita? Mah! Se non si vuole perdonare a chi non si sottomette…allora debellare superbos? Come? Chissà…
Certo che questa vita, se si somma con cadute materiali non sempre dovute al caso, non posso dire che sia stato per me facile viverla. Questo, naturalmente, non vale solo per il singolo. Può toccare, infatti, ad uno come a una comunità, grande o piccola, che pur conoscendo molte cose, non possiede gli anticorpi sufficienti o la duttilità necessaria per vivere accanto al suo… prossimo.
Il Bel Paese lacero e muto alla mercé di sciami di cavallette voraci di ogni bene mobile e immobile e un popolo alle canore ciance di concionatori che lo menan al fiume dell’oblio. Una generazione dopo l’altra.
Altro che Il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me di Immanuel Kant!.
E Che cosa si può obiettare a un uomo che vuole arrivare alla verità per la quale si è battuto? Io, che non ho rispettato i giuda, i venditori di fumo e le bande di malaffare; io che ho sempre combattuto simile genìa, chi la governava dai loro covi o dalle istituzioni, che cosa farò? Ancora e sempre ciò che finora ho fatto.
Fra me e costoro c’è questo di diverso: che essi, opprimono la gente che affoga nel quotidiano e corrono verso la greppia sventolando lo stendardo dell'imbroglio che spesso e invano ho segnalato. Non preoccupiamoci: chi si dà al malaffare in qualsiasi veste paludato di queste parole non si intimorisce di sicuro. Non lo facevano chi li ha preceduti al tempo di mezzi assai peggiori prima dell’uso della mannaia.
Giustificazioni, spiegazioni e… esternazioni, quando giovano rimediano poco o nulla dopo che la luce é calata con il sole ad occidente e sopra di noi si é disteso il buio.
Cura ut valeas.
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