lunedì 11 aprile 2016

Al caro amico, corrispondenza 2015 e Al di là dei fatti



Milano, 7 dicembre 2015
Caro Amico,  le immagini delle manifestazioni e realizzazioni dei movimenti o partiti politici presenti che mi hai fatto avere in visione non mi interessano oramai più di tanto in se stessi. Per te che ci vivi, invece…. A me hanno fatto solamente girare rapidamente all'indietro di non pochi anni le pagine del calendario: quando ero fanciullo e poi….ai giorni della nostra giovinezza.
Insomma, la storia non si può dire che non abbia le sue ricadute.
E non é certamente una mia scoperta: lo sapevano i Greci come i Romani e quelli che seguirono. L'esistenza dell'uomo che Dante immortala con la gente nova e i subiti guadagni fino al …bordello ruota così in ogni tempo.
E allora, prima fu il fascismo a reggere il paese e poi  la dc, destra, sinistra e……quel poco che so; tu ne sai certamente più di me.
Non é, quindi, che siano andati fuori campo sia Hegel che Engels:
" Hegel scrisse che i grandi eventi ed i grandi personaggi della storia universale si ripresentano, per così dire, nell’arco del tempo. Engels aggiunse che la prima volta si presentano come tragedia, la seconda volta come farsa.  Citando Caussidière invece di Danton, Louis Blanc invece di Robespierre e Napoleone III invece di Napoleone I. Ognuno fa la propria storia, ma non la fa in modo arbitrario, in circostanze scelte da loro stessi, ma in circostanze che si trovano dinanzi, determinate dai fatti e dalla tradizione. Tradizione plurisecolare che non abbandona le menti dei viventi e dalle quali  essi estraggono, di volta in volta, parole d’ordine  e costumi che usano sulle nuove scene della storia. Lutero indossò le vesti dell’apostolo Paolo. Così le rivoluzioni che si succedettero si paludarono delle vesti della repubblica romana e dell’Impero romano; mentre quella del 1848 ne fu la parodia. 
Basta studiare queste evocazioni storiche di morti per rilevarne la spiccata differenza. "
In ogni caso la politica, perché di politica sempre si tratta, non credo si possa dire che sia mai una cosa seria. Essa stravolge sempre cose veramente serie e lo si coglie soprattutto là dove non si coniuga con la vita di singoli individui o con quella di comunità.
Hai ragione tu, come gli altri che lo sostengono, che nella storia dell'uomo è il contingente che domina la vita degli individui: una delle cause per cui non si guarda al passato, quando si guarda, e neppure al futuro. Infatti da chi crede di sapere si sente ripetere: Il pensiero del pane per l'oggi limita la possibilità di guardare al passato: come si fa, pressati dalle necessità per l’oggi, a pensare a come utilizzare il buono di ieri?  Allora, beata é l' ignoranza causa di tanti danni e la dantesca  antica lupa,che più di tutte l'altre bestie hai preda per la tua fame sansa fine cupa! in cui Dante individua la radice di tutti i mali.     
"Chi accresce il sapere aumenta il dolore", dall' Ecclesiaste: ma perché il sapere, per le nominate necessità contingenti, non viene tradotto e applicato alla vita di ogni giorno.
Intanto la bohème italiana, un corteo lungo lungo, di fronte all'interminabile comparsa di collusi, corrotti e corruttibili, imbroglioni e ladri, evasori di ogni genere, malavitosi e maestri del malcostume, grida: l'esempio vien dall'alto! E il ritornello, in una massa ondivaga dalla mente lassa, risuona… nella confusione dell'italica terra. Ma vi é, forse, chi si vergogna? Chi ci prova viene avvolto nel silenzio…E nella prescrizione e nel silenzio tutto si disperde. E si…. dimentica. 
Come vedi, si potrebbe continuare e cavalcando altre onde; ma cui prodest? La globalizzazione e la cosiddetta rivoluzione digitale stanno facendo tracimare non solo… la cloaca maxima. Speriamo il puntino che é il nostro pianeta non riesca a inquinare pure lo spazio sidereo. Non é questione di pessimismo cataro nè leopardiano: é una realtà che dovrebbe far tremare le vene e i polsi; mentre tutto si muove verso il fiume dell'oblio.
Forse sarebbe interessante che si rileggesse il romanzo di Hans Fallada E adesso pover'uomo? , del tempo in cui la crisi del 1929 aleggiava ancora nei cieli di quel mondo.  
Ma, intanto, la vita continua e si scrive un'altra pagina di storia per nulla edificante. I sapienti diranno:non é la prima. E' fuor di dubbio. Difatti neppure l'ultima riceverà un diverso giudizio. 
E noi siamo in attesa di lasciare questa terra al proprio destino. Après nous le déluge?
Ave et vale. Floriano






Al di là dei fatti

Caro Floriano,
non parliamo  oggi del tempo  che é trascorso dal giorno che tu Tom ed io ci siamo incontrati in quella località sperduta. La guerra civile era finita, per le strade si cantava la Katiuscia e in qualche angolo si sussurrava Tre rose rosse e tre rose bianche circondate dal verde dell'alloro e gli altri versi dedicati ad un caso milanese per qualche aspetto simile a quello del  ministro delle finanze Giuseppe Prina nel 1814 ricordato in una tua ricerca.  
Parliamo piuttosto di che cosa anche questo lasso di tempo ha portato di diverso nel pensare e soprattutto nell'agire dell'uomo. So che tu ripeti: che vuoi, la Storia dell'uomo  più che cambiare ruota. Se così é, a che servirebbe, quindi,  domandarsi: e a noi!? Ma… neppure a un etologo che studi il comportamento degli animali, uomo incluso magari dalla  sua evoluzione biologica a quella culturale attuale. 
Lasciamo, dunque,  il cosiddetto uomo civile impaniato nelle sue crisi a ripetizione che finiscono per rendere il suo cervello sempre più pigro  soprattutto a causa dei tasti che ogni istante deve premere per ottenere ogni cosa necessaria e non al suo vivere frenetico e convulso. 
Fra non molto assisteranno alla salita in cielo di quest'uomo robotizzato : la caduta del rinnovato Icaro, simile ormai a un gigantesco meteorite, ripulirà almeno il pianeta terra della confusione, corruzione e dell'inquinamento dai suoi simili generati?
In una società a tastiera larga, fusa con la banda larga,  come questa in cui non so che cosa si possa pensare sentendo parlare, ad esempio, di politici che reggono ministeri senza essere in possesso di una laurea. Quando da quasi mezzo secolo i maestri senza cattedra, televisione e rotocalchi prima, informatica, digitalizzazione a seguire hanno contribuito in maniera contagiosa a formare il costume, al diffondersi della cultura di seconda mano, all'instaurasi delle mode e al resto del corteo. 
Insomma, una laurea ottenuta, tramite una scuola fondata su virtù e conoscenza, sapere e dignità personale dell'uomo cos'é?  Stai tranquillo: non si tratta di un'ennesima provocazione nei tuoi confronti, e niente a confronto delle tue con l'amico Gianni, sì, il don.
Suvvia, si sa, oramai, che é la società il polo contrapposto alla scuola la genitrice del conformismo, il quale si basa sull'imitazione, sui desideri della maggioranza e sulle maggioranze numeriche, che detta legge sollecitando ed estendendo la passività gregaria dell'uomo che non cerca di essere se stesso, esclusi sempre i ribelli naturali,  bensì di assomigliare a chi é arrivato non importa come e di plagiarlo? Mentre la scuola é diventata, diciamo, la cenerentola. E apprendere molto in questo conformismo ti sembra apprendere bene?  Mi piacerebbe sapere come spiegano i soloni dei talk-show l' inflazione di dottò senza laurea o magari uscita dal portafogli di papà, che ci circonda e marcia alla grande. In ogni caso tutto ciò non può non sollevare molte considerazioni e di diverso genere.  Anche se in me , ora, sono, forse, più le memorie che si presentano, perse fra le nebbie degli anni, pensando a te. Innanzitutto alla tesi di laurea in giurisprudenza per il figlio di quel tuo amico oltre quattro lustri dal nostro lontano incontro. Senza che capissi come tu abbia fatto ciò, quando non avevi fatto altro che rifuggire da simili "pastoie", così le chiamavi. E pochi anni dopo il romanzo Iddu scritto e pubblicato per quel tale che pensavi amico, ma che amico non era. Comunque, fosse tutto qui. 
Non riesco a dimenticare ciò che accadde non nel secolo del Re Sole nè in quello dei Lumi,  bensì in quello che seguì alla bellicosità umana nei giorni fuggiti della nostra giovinezza. Quando l'Italia, battuta come un terreno di caccia da tedeschi e da angloamericani, era governata dalla D.C.
Fu allora, infatti, se ben ricordo, che un giornalista, navigante  controcorrente nel mare peciòso e ribollente della politica, andava su e giù per un Paese che viveva nel boom da una parte e nella miseria dall'altra, non più a causa di eserciti stranieri, ma di interessi di pochi italiani dal momento che era stata unificata la Penisola, ma non tutti i suoi abitanti, non tanto da Garibaldi quanto dai Gattopardi. 
E che un giorno egli capitò per caso in un luogo un po' fuori di mano, non manzoniano, ove incontrò un giovane professore di lettere che gli si rivelò ben presto di un multiforme ingegno e di un dinamismo fuori del comune. Ti sovvien. o a me solamente? Il giornalista era alla ricerca di informazioni, di notizie politiche e sociali. Qui, oltre queste, trovò un campo di ricerca sociale e storica che attirò la sua attenzione e il suo interesse. 
E dopo poco, muovendosi nella zona parlando con questo e con quello, prendendo appunti, scrivendo articoli, si sentì a suo agio e chiese alla direzione di rimanere un pò più a lungo sul posto. 
Egli venne invitato, allora, dal professore a passare più ore nell'antico palazzo.Trascorse così il suo tempo in quella località che, da quel che ricordo, si prestava anche alle vacanze. Che cosa non apprese nel corso del suo soggiorno in quell'ambiente a me certamente non é facile da immaginare. Entro tale realtà, che nelle principali località, e non solo, da cui proveniva vi era qualcosa che si considerava oramai superato dopo che con i tanks e con il Piano Marshall erano arrivate pure tante novità, non tutte ad hoc per un Paese che usciva dall'autarchia e dalla guerra. Si può dire che il salone nel quale egli finiva immancabilmente si poteva considerare un punto d'incontro di persone colte e di persone ricche, una specie ora di cenacolo ora di salotto, anche se non proprio simile a qualcuno che aveva frequentato nella Capitale. Vado a memoria, anche se tu sostieni che la memoria non sempre si muove sul filo della precisione. Potrai correggermi? Ho qualche dubbio. Comunque, direi, che non sia stato questo a stupirlo più di tanto. Quello che, invece, lo colpì veramente fu il tipo di commistione fra cultura e vita di ogni giorno. Qui si discettava di filosofia, si parlava di politica e si forniva a giovani di buona famiglia un diploma di maturità classica o una laurea in lettere. Da chi, a chi?  Dal professore di lettere ai partecipanti agli incontri. Si potrà dire che questo si verificava pure altrove in forme diverse.
Non certo paragonabile ad una tesi di laurea in lettere discussa all' insaputa dell'interessato. E, a breve, quando costui, informato,  che quel titolo o un altro non cercava, anzi,  il rifiuto fu netto. Se non ricordo male  il desso riuscì a costringere il professore a fare un gioco di prestigio, se tale si può definire. Certo, la città in cui si discusse quella tesi se consentiva documenti non autentici per presentarsi agli esami non faticava neppure a trovare altre scappatoie. Non importa con quale scompiglio in cui una simile reazione dovette gettare quella setta classica e barocca, per non dire altro. Se mi é tornato alla mente il caso é solo per  solidarizzare una volta ancora con chi  in tal modo ha reagito. Se pur, a distanza di tanti anni,  torno ancora a pormi la domanda come costui abbia potuto fare anche questo. Altrettanto, lo so, lo so, tu potresti  dire di me per altre situazioni.
L'organetto di Barberìa sta esaurendo anche per noi la sua carica. E' inutile nasconderti ripetendo: io non so tutto, e a fatica mi sforzo di sapere chi sono io. Rispondimi o ti dirò che io non so più se c'é stato veramente l' ieri o soltanto un perenne stato di astrattezza e di irrealtà. Guarda che non é retorica.
Calando il sipario sui dì che furono, una forte stretta di mano, 
Marco

Una missiva incompleta

 

 

 

Caro……

 

Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice… quando la ricerca storica riempiva la giornata. Numerosi sono i ricordi di ricercatori, archivi e biblioteche dei quali mi mancano i contorni, specialmente dopo la scomparsa delle mie annotazioni e il mio conseguente rilassamento che mi indusse a riporre carte entro le sopraccoperte dei volumi sparsi negli scaffali.     

Certo che per poter dire tutto, spiegando tutto di quel mio mondo antico e complesso richiederebbe troppo spazio. Quindi, soltanto un fascio di luce qui e là.  

Per esempio, quello che i recensori della Storia di Concorezzo del 1978 non scrissero, perché Padre Ilarino da Milano lo aveva scritto solo a me dopo averla letta, che i catari in loco non erano proprio tutti morti e soprattutto quello che mi disse quando ci incontrammo. E cioè che era quel mio pessimismo a fargli ricordare quei contestatori dei costumi ecclesiastici e religiosi presenti non soltanto tra i laici di quei secoli. Unito al mio senso critico che non sempre si accorda con il senso comune di molti.  E che questo avrebbe rappresentato per me un ostacolo nella vita sociale, che… già era in atto.  

Ma bisogna provare la tristezza di entrare, sul palcoscenico della vita, nell’occhio di bue di un piccolo mondo antico e… eterno specie se spintovi da chi ti accarezza più di quel che suole segnalandoti nemici là dove vi sono soltanto persone male informate. 

Eppure tutto ciò, chiaramente espresso nel secondo volume dell’Eneide di Virgilio, avrebbe dovuto appartenere al mio conoscere: Ascolta ora quali furono le insidie dei greci e da uno impara a conoscerli tutti…E per il cavallo di legno portato davanti alla porta di Troia: qualunque cosa esso sia, temo i Greci anche quando portano doni…. Non mancando di domandare: Sic notus Ulixes? (l’astuto). Quale conoscenza, domando ora a me stesso se non ho ricordato ciò, neanche a contatto dei camaleonti ulissidi nei quali mi sono imbattuto in più riprese?

Questo, infatti, accadde quando, coloro che non mi compresero o ai quali tornò più utile non comprendermi, incappai in…, l’ abile regista, che avevo conosciuto…     Il quale attribuendo ai seguaci di Egidio (fra i primi Stefano che gli è succeduto e al quale tentai di dire qualcosa non molto tempo fa) voci di dubbi su più di un punto della ricerca apparsa nel primo volume della medesima, mi offrì la sua collaborazione per risolvere tali dubbi. Ricostruii così, riunendole in un fascicoletto, poche pagine dattiloscritte, ogni dubbio documentandone le fonti: la memoria era ancora viva su quello che era venuto da me. Infatti alcune foto e pagine erano entrate nel volume tramite chi nella Storia credette e collaborò alla sua piuttosto accidentata realizzazione: Ronchi, il collezionista; Viganò, il fotografo; Santambrogio, il contatto con Vittorio Villa e la Parrocchia; don Enrico Cattaneo che fu Assistente di mons. Cavezzali, con qualche memoria del parroco Bonomi; Gianluigi Barni, autore fra l’altro della Storia di Rapallo, per i suoi contatti con un erede dei De Capitani con casa a Santa Margherita,  e… un paio di vecchi compagni di scuola, dei quali ricordo un Monticelli che abitava vicino alla Casa del Popolo. In paese, poche famiglie, ma c’erano, conservavano ancora qualche vecchia carta di un certo interesse storico la cui provenienza era intuibile, ma, quasi mai, non dichiarata. Rifiutare il contributo di quei pochi credenti nel mio lavoro significava chiudere, e magari definitivamente, con altri angoli di storia locale. Se si vuole ricostruire la nostra storia, dobbiamo cercare per trovare, per conoscere.  E trattandosi di un percorso pieno di vuoti e di sorprese che pochissime altre località della provincia e della plebe non presentano… Ad ogni modo questa fu la mia prima precisazione che, il regista avrebbe sottoposto, a dir suo, ai cosiddetti seguaci. Non dovrebbe essere inutile aggiungere che cercare non è facile, come sa chi pratica la ricerca non come passatempo; mentre copiare e criticare è sempre facile. D’accordo che tale critica può essere sostenuta pure da:

Il pensiero del pane per oggi limita la possibilità di guardare al passato: come si fa, pressati dalle necessità per l’oggi, a pensare a come utilizzare il buono di ieri?

E anche:

La parola del passato è sempre simile a una sentenza d’oracolo: e voi non la intenderete se non in quanto sarete gli intenditori del presente, i costruttori dell’avvenire.    

La seconda precisazione seguì all’intervista comparsa nel numero 2 di Concorezzo notizie del 2012 che avvenne, guarda caso, poco dopo che si era diffusa la notizia della mia caduta le cui conseguenze si trascinarono per diversi mesi, anche questa volta piuttosto difficili.  

Di conseguenza, per chi invece cerca cavilli, pur senza essere in malafede, importante prima di parlare (prima de parlà, tase,  come avevo sentito ripetere quando trascorsi mesi nel Veneto) sarebbe stato conoscere come nacque e si sviluppò questa Storia: un discorso magari un po’ lungo, ma che avrebbe chiarito molte cose. Al di là di ogni critica e… mia autocritica.   

Qualche altra tessera?

Era trascorso poco tempo dalla scomparsa delle mie carte, nel 1991, che un signore di Melegnano come seppi poi, alla ricerca delle origini della sua famiglia venne dal nostro indirizzato al Parroco. Tutto normale se ciò fosse avvenuto direttamente dal ricercatore al Parroco, (anche se in quegli anni Pella e suo cognato Claudio gli erano vicini come Matilde Grassi. Difatti, avevo avuto da lui le fotocopie dei Quaderni riservati di don Girotti, mentre in precedenza don Vago mi aveva fatto fotocopiare il Chronicon 1907-1945 da utilizzare per la Storia, fotocopie che in seguito si prese il nostro), ma essendo pure il tempo in cui incontravo Pella quasi ogni sabato a Milano, poi a Rho. Dove nel luglio del 1998 mi venne a prendere con la sua nuova Mercedes, in rodaggio, per andare a Rapallo a ritirare per l’Archivio oltre 500 fotocopie di carte emesse dal potere politico e ecclesiastico di Milano tra il 1600 e inizi 1900 riguardanti la provincia e la pieve di Vimercate. Nelle quattro ore di macchina, fra andata e ritorno, mi confidò che alla Ines e alle altre persone che contavano nell’Archivio lui poteva far fare ciò che voleva. E non mi resi conto che altrettanto stava facendo con me. Lo incontrai in seguito a Concorezzo nella villetta di via Dante che già conoscevo dagli anni in cui vi viveva la famiglia Piazza (che non era appassionata di storia, bensì di musica operistica) o nel corso della settimana nel suo studio di Vimercate per riprodurre disegni e foto o cercare di approfondire alcuni aspetti della nostra Storia, sempre collegati alla ricerca, come avveniva dai primi anni Ottanta. Eppure del signore di Melegnano non una parola.   Solo in Curia dove avevo vecchi buoni amici appresi che in quell’occasione si parlò pure dell’Archivio parrocchiale, e, …per carità di patria, le risparmio i particolari di cui venni a conoscenza. Diciamo solo: parce sepultis.  Purtroppo vi sono dei tabù che non si possono violare in una comunità gestita da fedeli alla Chiesa o al Comune, come un tempo lo erano al papato o all’impero. Insomma, quando il parroco Girotti si trasferì da Sant’Antonio in via De Capitani vi fu chi se ne occupò più da vicino e alle carte di quell’archivio  accadde qualcosa di simile a quelle del Santuario di Ornago e cioè in parte andarono disperse. Fu quando Santambrogio si interessò personalmente al Santuario tra gli anni Ottanta e Novanta che seppi dell’accaduto. Il guaio è che poi le versioni di un fatto, avvenimento e altro, circolando a voce o per iscritto, diventano tante volte simili a una valanga entro la quale vi è di tutto e… mettervi le mani a valle e confondersi è quasi inevitabile.  Basti pensare che succede anche nella ricerca, talvolta, quando si vuole con serietà approfondire…

E così per un bel po’ al regista non diedi il peso che avrebbe meritato. Fin che non si verificò, con un finale quasi simile al precedente nel corso, però, di un trasloco: altra sparizione di materiale, foto e corrispondenza raccolte in una grande scatola di metallo … poi l’umidità provvide a macerare parte di quel poco che era rimasto celato in genere entro le sopraccoperte di libri. Comunque era troppo tardi. Difatti egli, dopo ciò, non ritenne più di poter partecipare, causa impegni di lavoro, disse, alla ricostruzione urbanistica dell’antico Borgo per la quale avevo già preso contatto con un esperta: Simonetta Coppa. Ma quello che mi sorprese di più fu di apprendere da lui che la ricostruzione che avevamo programmato di fare, l’avrebbe potuta fare più in là con Bruno Villa.   Che cosa potevo dedurne?  Fili conduttori, più d’uno, ma sottili che, senza gli aiuti esterni di un tempo, quando credi di averne  uno, gli altri tremolano.  

Don Vago, in quel periodo era veramente molto abbattuto per il sostegno di Pella a Matilde Grassi (ma CL e l’appartamento in villa a Rapallo per il nostro dovevano contare più di quell’abbattimento), mi aveva avvertito, anche per quanto era venuto a conoscenza tramite il maresciallo dei Carabinieri e a Milano. E io continuai come prima.! In seguito da Villa Eugenio, fratello di Piera Villa in Teruzzi e Mario Brambilla (marcùsà) mi arrivarono nuove, ma non migliori notizie, per loro proprietà immobiliari che lo avevano interessato. Del resto per quanto egli aveva raccolto con l’ampio giro d’affari e di addentellati politici che aveva, con club come Rotary e…, nulla era impossibile.

Gira e rigira, si torna a VirgilioSempre che uno non sia cieco, sordo, e… solo (vae soli!). Allora è facile dare fiducia a chi sa circuirti recitando da buon attore la sua parte: ed io ero solo, e lui era il solo, con i figli, a mostrarsi a me vicino. E’ inutile io sarò come scrisse Padre Ilarino da Milano, ma non si può dire che le camarille locali funzionino meno bene della vecchia mafia siciliana. Così, perso com’ero nel canalone della storia, finì pressappoco com’era finita in politica: rotolai una volta ancora giù per un dirupo.  Non certo dalla rupe Tarpea perché non volevo indicare la via ad alcuno per salire al Campidoglio.… E lui si staccò definitivamente: missione fallita?  Mah! Se non si vuole perdonare a chi non si sottomettere…allora debellare superbos? Come? Chissà…

Certo che questa vita, se si somma con cadute materiali non sempre dovute al caso, non posso dire che sia stato per me facile viverla. Questo, naturalmente, non vale solo per il singolo. Può toccare, infatti, a lui come a una comunità, grande o piccola, che pur conoscendo molte cose, non possiede gli anticorpi sufficienti o la duttilità necessaria per vivere accanto al suo… prossimo.  

Il Bel Paese lacero e muto alla mercé di sciami di cavallette voraci di ogni bene mobile e immobile e un popolo alle canore ciance di concionatori che lo menan al fiume dell’oblio.

Il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me. E.Kant. 

Che cosa si può obiettare a un uomo che vuole arrivare alla verità per la quale si è battuto? Io, che non ho rispettato i giuda, i venditori di fumo e le bande di malaffare; io che ho sempre combattuto simile genìa, chi la governava dai loro covi e dalle istituzioni, che cosa farò? Ancora e sempre ciò che finora ho fatto.

Fra me e costoro c’è questo di diverso: che essi, opprimono la gente che affoga nel quotidiano e corrono verso la greppia sventolando lo stendardo dell'imbroglio che spesso e invano ho segnalato.  

Giustificazioni, spiegazioni e… esternazioni, quando giovano rimediano poco o nulla dopo che la luce é calata con il sole ad occidente e  sopra la tua terra si é disteso il buio.

“Dire tutto, su una storia o una persona, non significa dire la verità. A volte è solo buttare fango». James Ellroy, scrittore

 

Un caro saluto.

Floriano

 














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