Le condizioni
di salute mi impediscono di partecipare insieme a Voi alla presentazione
del mio secondo volume della Storia di
Concorezzo. Ma non possono impedire
al mio pensiero di essere in questo momento con Voi.
Innanzitutto
ringrazio coloro che hanno voluto la
realizzazione di questo mio nuovo contributo alla nostra storia.
Quello
che sono riuscito a raccogliere negli anni dopo la pubblicazione del primo
volume non é certamente quanto avrei potuto fare se già fosse esistita, come
oggi esiste nell'Archivio Storico e Libreria Ghiringhella, una base disposta a
collaborare alla mia ricerca e a raccogliere il testimone. Non per nulla
scrivevo, trent'anni fa, dopo la premessa al mio primo volume di questa Storia: "Una delle cause per cui l'uomo ha
incontrato tante difficoltà nel procedere verso l'avvenire é stata la sua
ignoranza del passato".
Tale
conoscenza faciliterebbe anche la comprensione del tempo in cui viviamo e delle
necessità che esso ci procura. In ogni caso ritengo che questa possa essere la
via per non concedere voce soltanto alle favole remote, agli assiomi
dell’Ottocento ed agli slogan del Novecento. Non é che con questo voglia
presentare soluzioni nuove, nè perfezionare le antiche.
So, poi, che altro è il leggere la storia, altro è lo
scriverla nella maniera che possa essere più vicina alla realtà, specie quando
si vuole, come me, penetrare nella quotidianità vissuta delle Comunità
succedutesi sul nostro territorio nel corso dei secoli. E so, soprattutto, che
altro è il viverla. Vivere quella storia
che assorbe gli uomini e le loro
opere, le ore e i giorni; che sta sopra al tempo e rimane impassibile a dirci
le cose di ieri, come dirà, domani, le cose di oggi.
Ecco perchè per me non c'è edificio di Concorezzo di ieri
nel quale non abbia intravisto uno spaccato della nostra storia: i suoi
muri conservavano le impronte degli
avvenimenti e delle generazioni che in esso le une dopo le altre hanno
lasciato. Davanti ad esse mi sono fermato a contemplare un fantasmagorico mutare di eventi e di volti in un reale aperto contrasto
con la nostra vita nel suo ineluttabile limite. Memorie...
Ma sulla Storia indubbiamente assai meglio di me potrà illuminarvi il
Prefetto della Biblioteca Ambrosiana, Mons. Franco Buzzi, che desidero
ringraziare per la Prefazione che ha voluto concedere a questo mio secondo
volume della Storia di Concorezzo.
Senza dimenticare Il Saluto dell'Amministrazione Comunale,
la Presentazione dei Presidenti
dell'Archivio Storico della Città di Concorezzo e della Libreria Ghiringhella
che mi hanno fatto veramente piacere.
Floriano Pirola
Milano, 5 Novembre 2010
Procedendo in punta di piedi al lavoro di ricerca, ho cercato, spesso con fatica, la chiave dell'armadio che racchiude al suo interno l’accesso alla conoscenza, allo studio e alla comprensione della nostra Storia. Uno studio che mi ha affascinato, coinvolto fino a travolgermi.
Ogni tema di ricerca, comporta per l’operatore che vi si cimenta la
risoluzione di disparate problematiche che si accentuano, qualora sussista scarsa disponibilità di materiale e difficoltà oggettive di reperimento. Ed è proprio a tali riferimenti che si deve, certamente, subordinare la trattazione del mio lavoro: un lavoro di ricerca che si presenta di non facile ricognizione.
Prefazione
Dopo alcuni decenni di puntuali ricerche
esce il secondo volume della Storia di Concorezzo. Ancora una volta Floriano Pirola ci stupisce per l’acribia e l’enorme
passione con cui è andato a caccia di documenti e notizie nel tentativo, mai
concluso, di fare luce sulle complesse vicende storiche del borgo di Concorezzo.
A distanza di anni, siamo ora di fronte a un ottuagenario che non ha ancora
accantonato l’idea di cercare con curiosità e di scrivere in modo accurato
qualcosa di importante sugli amati luoghi della sua infanzia, che possa servire
anche ad altri giovani studiosi, i quali raccoglieranno il testimone del suo
impegno letterario.
Floriano Pirola, di formazione classica,
giornalista e in seguito titolare del Centro di formazione de “La Centrale
Finanziaria Generale”, pur non essendo uno storico di professione, si qualifica
come lo storiografo di Concorezzo, per eccellenza. Nel tempo si è creato gli
strumenti necessari per accostarsi ai documenti, per trascriverli e per
interpretarli, dimostrando di saperli collocare, nella loro irripetibile
singolarità, nello scenario più ampio della storia nazionale ed europea. È per altro
evidente che al Pirola non interessa ripetere le grandi linee delle storie
generali – che pure conosce assai bene – , ma importa andare alle fonti, ai
documenti unici ed esclusivi, di una storia locale che non è meno difficile da
scrivere di quella universale.
Ciò giustifica come mai, dopo poco più di
trent’anni, esca un secondo volume che si riallaccia perfettamente alla fine
del primo. Infatti questo volume offre, oltre ad altri saggi, la pubblicazione
di una decina di fonti inedite, aggiungendole alla raccolta di quei circa
quaranta documenti che corredano, come appendice, il primo volume uscito nel
1978 in prima edizione. La prefazione l’aveva scritta lo stimatissimo mio
predecessore Mons. Angelo Paredi. Per questo motivo ho accettato subito di dare
anche il mio modesto contributo a un’opera come questa, legata all’Ambrosiana
per più di un motivo e da molti anni. Tra l’altro Floriano Pirola è stato
un grande estimatore di Mons. Giovanni
Galbiati, il cui trentesimo di prefettura (1924-1954) fu pubblicamente
celebrato da lui su due testate tra il 1954 e il 1955.
In realtà lo stesso profondo umanesimo
cristiano che permeò l’opera del Galbiati traspare dagli intenti storiografici
del Pirola, quando riconosce che fare storia significa andare alla ricerca
delle motivazioni che inducono le persone ad agire, sicché occorrerebbe sempre
portare alla luce lo scopo in vista del quale vengono prese dagli uomini le
decisioni che fanno la storia. Così, al di là di qualsiasi determinismo che, se
ammesso anche solo come ipotesi teorica, sopprimerebbe la storia autentica
degli uomini, Pirola, dietro i fatti, mette in luce il tormento degli animi che
si confrontarono severamente con gli ideali per i quali spesero la loro vita. È
per esempio il caso di quella bellissima pagina di storia dedicata a
ricostruire, perfino nei minimi particolari, il ministero pastorale e sociale
(1918-1935) del Parroco Don Antonio Girotti, che, tra innumerevoli traversie e
sofferenze, seppe mantenere la propria rotta, tra gli scogli del socialismo e
del fascismo, in vista del bene di tutti. Tra l’altro, mi sia consentita questa
confidenza, leggendo questo libro del Pirola ho scoperto con gioia che Don
Girotti era natio di Lurate Abbate, il mio stesso paese d’origine.
Che dire, in sintesi, di questa Appendice? Essa raccoglie complessivamente quindici
contributi, che rappresentano ricerche condotte dal Pirola dopo la
pubblicazione del primo volume. Le ricerche, in parte sono già state proposte
sulla Rivista «I Quaderni della Brianza» in parte, invece, sono pubblicate qui
per la prima volta: tutte indistintamente testimoniano la volontà di
percorrere, documenti alla mano, quelle vie di ricerca che potrebbero offrire
ulteriori elementi validi per ricostruire la storia del “vecchio borgo”. Alcuni
dei saggi qui presentati intendono dare seguito ai temi già affrontati nel
primo volume. Perciò si presentano come approfondimenti puntuali di ricerche
già avviate. Altri saggi, invece, affrontano argomenti del tutto nuovi, anche
se il metodo non è affatto cambiato, anzi la volontà di inseguire nomi, volti,
case, vie, proprietà e mestieri, gli usi e i costumi della gente operosa di
Concorezzo – dai nobili, ai semplici
lavoranti agli artigiani e agli industriali – appare ancora più accentuata e
appuntita: Pirola sfoglia e trascrive instancabilmente i nomi delle persone e
delle realtà materiali che incontra nell’analisi dei suoi documenti prediletti,
siano essi stati d’anime o registri del catasto, sempre ansioso di portare alla
luce, attraverso ogni frammento documentario, ciò che l’oblio del tempo
potrebbe fagocitare per sempre. Egli procede in modo deciso, ma al tempo stesso
dimesso, professando che tale raccolta di documenti, se di per sé non è ancora
una storia compatta, capace di restituire pienamente il vissuto quotidiano
dell’amato borgo, costituisce d’altra parte la base imprescindibile dalla quale
soltanto potrà scaturire, a opera di altri, una storia più organicamente
articolata. Dipenderà dalle competenze diverse e complementari di coloro ai
quali l’autore augura di raggiungere ulteriori risultati significativi,
lavorando insieme, con metodi e sensibilità diverse, sulla moltitudine dei
documenti qui fedelmente rintracciati e pubblicati, ma anche su altra
documentazione che eventualmente riemergesse dagli archivi, soprattutto
privati, delle grandi famiglie del posto. Tra coloro che hanno raccolto il
testimone della passione per gli studi storico locali possiamo ora senz’altro
ricordare l’attività svolta dall’«Archivio Storico della Città di Concorezzo» e
dalla cooperativa libraria “La Ghiringhella”.
Del resto il Pirola, che, da serio studioso,
ha la piena consapevolezza di muoversi in un cantiere sempre aperto, non teme
nemmeno di smentire se stesso, quando il progresso della ricerca gli suggerisca
soluzioni migliori di quelle cui prima era approdato. Lo si può vedere
chiaramente nel primo capitolo dedicato al nome di luogo di Concorezzo, dove
egli prende le distanze dalle ipotesi precedentemente avallate, per proporre,
attraverso nuove piste di ricerca che lo hanno messo in contatto con studiosi
disseminati in mezzo mondo, una nuova ipotesi, cioè quella della presumibile
origine celtica.
Complessivamente il lavoro qui presentato è
espressione significativa di amore per le proprie radici. Esso, come ogni ricerca
storica locale, nasce dalla convinzione che si è eredi di una civiltà che può
continuare a essere se stessa solo se conserva la memoria delle proprie origini
e delle vicende storiche che l’hanno plasmata nel trascorrere del tempo.
Dall’insieme emergono chiaramente i valori su cui è costruita la civiltà
lombarda attorno a Milano, in particolare nella Brianza che si estende tra
Milano e Lecco: famiglia, lavoro e religione cristiano-cattolica sono i tre
capisaldi di un sistema sociale che si è alimentato da sé nel reciproco
rafforzamento virtuoso di questi tre elementi assunti in circolo, in vista di
una coesione sociale sempre più forte, capace di superare le ideologie del
momento smascherandone di volta in volta la malefica impotenza.
Franco
Buzzi
Prefetto
della Biblioteca Ambrosiana
Captatio benevolentiae?
Negli anni ho compiuto scavi, sia pure fra le carte nella
polvere degli archivi, riportando alla luce memorie di fatti accaduti e
dimenticati. Mi auguro che altri ricercatori compiranno altri scavi. E dopo le
opportune verifiche vi sia chi, con disciplina intellettuale, ordine e metodo,
ne ricavi una Storia di Concorezzo sempre più vicina a quello che è realmente accaduto e che tale
nome sempre meriti veramente.
Un lavoro al quale bisogna accingersi indagando in
particolare, dove è possibile, le condizioni di vita di ogni formazione
sociale, così da poter cercare di dedurre da queste le concezioni politiche,
religiose che ne sono derivate.
Una angolazione della ricerca; un’analisi storica precisa;
l’esatta collocazione della situazione reale che i dati rappresentano; una
marcia a ritroso; rigore nell’analisi storica e rifiuto di ogni schematismo.
Non mi sembra illegittimo che si possano ricavare da ciò precisi orientamenti.
Coloro che dovranno studiare il materiale raccolto e
presentato dovranno studiare, inoltre,
forme, stilemi.
(dalla propaganda orale alla propaganda digitale: un pugno
d’aria sporca)
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